Sindrome della crocerossina
Non c’è niente da fare: più lui è problematico e incasinato, più vi piace fargli da crocerossine! Da anni passate da un caso umano all’altro, cercando di salvarli. Eppure, nonostante la vostra esperienza, ancora non avete capito se è peggio guarirlo e vederlo lasciare il nido e voi o fallire nel tentativo e doverlo mollare per sfinimento, chiedendovi perché mai avete dovuto impelagarvi con il più testardo, egoista, lamentoso, infantile, debole uomo che vi sia capitato a tiro.
La risposta è semplice, quasi banale: siete delle crocerossine o, se preferite, delle Wendy, mamme di riserva sempre pronte a dedicarsi al piccolo Peter, il grande eroe che proprio non vuole e non riesce a crescere. Va bene che la donna abbia l’istinto di proteggere la prole, la famiglia, le persone care, l’umanità, il mondo, l’universo, ma lui non è vostro figlio, una mamma ce l’ha già.
Non potete fare a meno di essere protettive, di accudirlo, di compiacerlo e giustificarlo; sapete di poterlo aiutare, ma non vi dà retta. Nonostante vi facciate in quattro per risolvergli i problemi, stargli accanto e dargli i consigli giusti, lui niente, non reagisce.
Arriva abbattuto: “Che hai?”, chiede lei preoccupata. “Niente, mi va sempre tutto storto. Mi hanno rotto il finestrino della macchina”, “Oh, mi dispiace, posso fare qualcosa?”, inquieta. “No, no, tanto è inutile. Stasera dovevo anche andare a giocare a calcetto, come faccio? Mica li posso piantare in asso, si gioca tra due ore…”. Lei corroborata, propone: “Ti accompagno io! Avverto le ragazze che ritardo e poi vado via un po’ prima per riprenderti. Capiranno”. Lui con sollievo le dice: “Grazie, amore, non so cosa farei senza di te”. Lei è felice, appagata, compiaciuta.
Un passaggio, una serata con le amiche persa, e che sarà mai?! Non c’è niente di male a dare una mano a chi si ama. Vero. Ma quando le piccole rinunce diventano grandi e continue, e finite per annullarvi per lui?
Perché avete bisogno di salvare qualcuno?
Psicologi, sociologi e love coach sostengono che l’origine sia l’infanzia:
- Ambienti familiari retti da rapporti di amore condizionato, svalutazione e indifferenza
- Una responsabilizzazione precoce, ad esempio avendo assistito chi avrebbe dovuto accudire loro, diventando madri anziché figlie.
In età adulta, occuparsi degli altri è il modello di ogni rapporto e cresce la necessità di ricevere approvazione e valorizzazione, perché la crocerossina da un lato ha una sorta di delirio di onnipotenza, è convinta di potere aiutare tutti, dall’altro soffre di mancanza di autostima e, nel suo intimo, forse inconsciamente, teme di non poter essere apprezzata e amata se non per la sua utilità.
Salvare lui per salvare voi stesse, per creare una dipendenza, per cui lui non vi abbandonerà mai.
Il consiglio?
- Quello spassionato, su cui gli esperti concordano è: migliorate voi stesse! Vi siete riconosciute, anche solo in parte? Allora, anche se è complicato e doloroso, è l’unico modo per cominciare a uscirne.
- Versatevi una secchiata d’acqua gelata sul cranio e aprite gli occhi: agendo da Wendy non aiutate Peter. Proteggendolo non lo lasciate crescere e maturare. Inoltre, chi vuole salvarsi può farlo solo con le proprie forze, quindi: salvate voi stesse.
- Assimilate un concetto fondamentale: l’amore non si paga, non ve lo dovete guadagnare. Trovate la persona che vi vorrà bene solo perché siete voi, e non per quello che fate.
- Egoismo. Poco, sano, ma ci vuole. Fatevi una domanda e datevi una risposta: “Sto bene io?”, “Che cosa posso fare per me?”, “Chi sono e cosa voglio?”