5 grandi poesie d’amore che non potete non conoscere

Ci sono poesie d’amore che riempono l’anima di passione, scritte nel corso dei secoli per parlare del sentimento più grande che l’uomo può provare.
poesie d'amore

Scrivere poesie d’amore o declamare i versi di un famoso poeta rende subito interessanti. L’arte di sapere accostare le parole per creare magiche atmosfere, incantevoli suoni e cavalcanti ritmi rende il seduttore irresistibile. Ovviamente, però, bisogna sapere scegliere le poesie giuste, quelle che davvero abbiano contenuti adatti a quello che si vuole esprimere. Ci sono poesie d’amore per ogni fase di una storia tra due persone: per l’entusiasmo della scoperta e della conoscenza dell’altro e per la passione che poi, in alcuni casi, si trasforma in odio e, infine, in nostalgia.

Vediamo, quindi, cinque poesie d’amore che percorrono queste fasi e ne sottolineano mirabilmente le emozioni.

Pablo Neruda – Ho fame della tua bocca

Il poeta cileno esprime qui tutto il suo ardore per la donna che ama. È pura passione, carnale e sensoriale. La desidera a tal punto che sente di avere fame del suo corpo, una voglia insaziabile di godere di ogni centimetro del suo corpo, anche di parti inaspettate come “la pallida pietra delle sue unghia”.

Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l’alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell’aitante volto,
voglio mangiare l’ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.

Wislawa Szymborska – Amore a prima vista

La poetessa polacca parla del primo incontro tra due amanti e riesce a evocare meravigliosamente quella sensazione di predeterminazione che forse sta dietro a ogni grande amore, come se tutti gli eventi della vita fossero concorsi insieme per quell’unico incontro con quella persona così speciale, come se da sempre qualcosa li avesse inconsapevolmente accomunati: “una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio”. Eppure, non tutto è predeterminato: sono gli amanti che dovranno sfruttare le occasioni che il fato ha dato loro per dare corpo alla loro storia nel modo più bello e perfetto (“Ogni inizio infatti / è solo un seguito, / e il libro degli eventi / è sempre aperto a metà”). Amanti, tenetelo a mente: il destino vi fa incontrare, ma poi tocca a voi fare di una storia possibile la storia della vostra vita!

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volo via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Nâzım Hikmet – I tuoi occhi

Il poeta turco scrive un’ode alla bellezza degli occhi della sua amata: “Quante volte hanno pianto davanti a me / son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, / nudi e immensi come gli occhi di un bimbo / ma non un giorno ha perso il loro sole”. Lo sguardo della donna amata è lo sguardo dell’amore, e il mondo intero in tutta la sua bellezza vi si rispecchia, al punto che tutti gli uomini, quando finalmente arriverà un’era in cui non vi sarà più prevaricazione e violenza, si guarderanno tra loro con quegli stessi occhi che oggi il poeta vede nel volto della sua donna.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
sono cosi, le spighe, di primo mattino;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole;

i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
Così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.

I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà giorno, mia rosa, verrà giorno
che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.

Gaio Valerio Catullo – Odi et amo (Odio e amo)

Se esiste un poeta d’amore per eccellenza, questo è Catullo. Con i suoi versi, di un’eleganza e una qualità formale tra le più alte della storia della poesia, ha esplorato la possibilità di esprimere quasi ogni emozione e ogni sentimento – positivo e negativo – legato alla relazione amorosa. La sua amata, Lesbia, è diventata il simbolo del desiderio, anche fisico, che un uomo può provare per una donna quando la sua passione tocca i vertici più alti del sentire. Odi et amo è uno dei carmi più noti del poeta latino. È composto da due soli versi, ma di un’efficacia e una potenza tali che riecheggiano nella memoria di chiunque pensi a una poesia d’amore. Vogliono condensare quell’emozione mista, incompresa, scomoda di contemporaneo odio e amore per la donna che si desidera intensamente e non si riesce a fare propria. Un’emozione talmente forte e contraddittoria, un misto di attrazione al massimo grado e di repulsione assoluta per evitare di soffrire, che non è possibile spiegare in modo razionale, si può solo subirla e tormentarsene. Vi proponiamo il testo latino e due traduzioni.

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so. Ma sento che è così, e mi tormento.

Odio e amo. Come sia non so dire.
Ma tu mi vedi qui crocifisso al mio odio e al mio amore.
(trad. libera di Guido Ceronetti)

Federico Garcia Lorca – Non posso più essere contento

Dopo un amore travolgente, la fine di una relazione può essere devastante. La sensazione che si può vivere è quella consapevolezza, mista a paura, che non si può essere più felici come una volta e che per sempre l’immagine dell’amata albergherà nel cuore con nostalgia.

Non posso più essere contento,
per tutti i miei giorni devo portare
nella mia nostalgia la tua immagine.
son totalmente tuo.

La poesia riflette le emozioni, è una via diversa per valorizzarle, per comprenderle. Permette di sognare e lasciarsi trasportare in un’altra dimensione, lontano dalla razionalità, più vicini alle stelle. A condizione che la poesia sia vera poesia e non solo un’accozzaglia di parole con una rima alla fine o che vanno a capo prima della fine del rigo. Quindi, un suggerimento: volete dedicare un brano poetico alla vostra donna o al vostro uomo? Sceglietelo bene!

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