4 passi da seguire per allontanare la sindrome della crocerossina

La sindrome della crocerossina va subito allontanata per evitare che vi trasformi in donne insicure e totalmente alla mercé degli altri.
sindrome della crocerossina

Sindrome della crocerossina

Non c’è niente da fare: più lui è problematico e incasinato, più vi piace fargli da crocerossine! Da anni passate da un caso umano all’altro, cercando di salvarli. Eppure, nonostante la vostra esperienza, ancora non avete capito se è peggio guarirlo e vederlo lasciare il nido e voi o fallire nel tentativo e doverlo mollare per sfinimento, chiedendovi perché mai avete dovuto impelagarvi con il più testardo, egoista, lamentoso, infantile, debole uomo che vi sia capitato a tiro.

La risposta è semplice, quasi banale: siete delle crocerossine o, se preferite, delle Wendy, mamme di riserva sempre pronte a dedicarsi al piccolo Peter, il grande eroe che proprio non vuole e non riesce a crescere. Va bene che la donna abbia l’istinto di proteggere la prole, la famiglia, le persone care, l’umanità, il mondo, l’universo, ma lui non è vostro figlio, una mamma ce l’ha già.

Non potete fare a meno di essere protettive, di accudirlo, di compiacerlo e giustificarlo; sapete di poterlo aiutare, ma non vi dà retta. Nonostante vi facciate in quattro per risolvergli i problemi, stargli accanto e dargli i consigli giusti, lui niente, non reagisce.

Arriva abbattuto: “Che hai?”, chiede lei preoccupata. “Niente, mi va sempre tutto storto. Mi hanno rotto il finestrino della macchina”, “Oh, mi dispiace, posso fare qualcosa?”, inquieta. “No, no, tanto è inutile. Stasera dovevo anche andare a giocare a calcetto, come faccio? Mica li posso piantare in asso, si gioca tra due ore…”. Lei corroborata, propone: “Ti accompagno io! Avverto le ragazze che ritardo e poi vado via un po’ prima per riprenderti. Capiranno”. Lui con sollievo le dice: “Grazie, amore, non so cosa farei senza di te”. Lei è felice, appagata, compiaciuta.

Un passaggio, una serata con le amiche persa, e che sarà mai?! Non c’è niente di male a dare una mano a chi si ama. Vero. Ma quando le piccole rinunce diventano grandi e continue, e finite per annullarvi per lui?

Perché avete bisogno di salvare qualcuno?

Psicologi, sociologi e love coach sostengono che l’origine sia l’infanzia:

  • Ambienti familiari retti da rapporti di amore condizionato, svalutazione e indifferenza
  • Una responsabilizzazione precoce, ad esempio avendo assistito chi avrebbe dovuto accudire loro, diventando madri anziché figlie.

In età adulta, occuparsi degli altri è il modello di ogni rapporto e cresce la necessità di ricevere approvazione e valorizzazione, perché la crocerossina da un lato ha una sorta di delirio di onnipotenza, è convinta di potere aiutare tutti, dall’altro soffre di mancanza di autostima e, nel suo intimo, forse inconsciamente, teme di non poter essere apprezzata e amata se non per la sua utilità.

Salvare lui per salvare voi stesse, per creare una dipendenza, per cui lui non vi abbandonerà mai.

Il consiglio?

  1. Quello spassionato, su cui gli esperti concordano è: migliorate voi stesse! Vi siete riconosciute, anche solo in parte? Allora, anche se è complicato e doloroso, è l’unico modo per cominciare a uscirne.
  2. Versatevi una secchiata d’acqua gelata sul cranio e aprite gli occhi: agendo da Wendy non aiutate Peter. Proteggendolo non lo lasciate crescere e maturare. Inoltre, chi vuole salvarsi può farlo solo con le proprie forze, quindi: salvate voi stesse.
  3. Assimilate un concetto fondamentale: l’amore non si paga, non ve lo dovete guadagnare. Trovate la persona che vi vorrà bene solo perché siete voi, e non per quello che fate.
  4. Egoismo. Poco, sano, ma ci vuole. Fatevi una domanda e datevi una risposta: “Sto bene io?”, “Che cosa posso fare per me?”, “Chi sono e cosa voglio?”
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